Una bambola di porcellana in una confezione di plastica rotante. Questa La traviata messa in scena da Zeffirelli a Busseto. La Bonfadelli è stata una Violetta vocalmente efficace, poco brillante all'inizio, ma cresciuta e a tratti emozionante. Scott Piper un Alfredo a senso unico, Bruson e Domingo (alla guida di una Toscanini mediocre) sono Bruson e Domingo, appunto. La regia ha espresso alto virtuosismo e gusto a tratti stucchevole, fascinoso ma sterile. Un mare di applausi alla fine.

Successo e qualche dissenso per il nuovo allestimento di Tosca al Regio di Parma. Regia funzionale e discreta, poco efficace nel primo atto. Direzione musicale a trtti invadente. Voci adeguate, ma nulla di eccelso, preparate dalla Kabaivanska.

Lucia di Lammermoor è andata in scena a Parma con le scene di Enzo Deho' ideate per il Maggio Musicale Fiorentino del 1952. La resa complessiva non si può dire eccellente, anche a causa di una direzione musicale funzionale, ma niente di più. Tra le voci - nessuna senza pecche - è emersa quella autorevole di Ambrogio Maestri, mentre Cinzia Forte ha saputo far fronte in maniera più che onesta al ruolo di Lucia. Successo rispettoso del pubblico.

Buona accoglienza a Ferrara per la prima rappresentazione Italiana di La morte di Klinghoffer di John Adams. Partitura impegnativa, messa in scena attraverso una regia funzionale ed essenziale. Buon impegno degli interpreti vocali, tutti, però, con una tremenda pronuncia inglese. Bene l'Orchestra Città di Ferrata diretta con buon controllo da Webb. Calorosi applausi alla fine.

Sono tornate al Comunale di Modena, ad aprire la stagione lirica, Le Maschere di Mascagni. Kemp ne ha proposto una regia brillante nei movimenti scenici, sia dei protagonisti che del coro, all'insegna di colori accesi e dipinti favolistici. Il cast vocale era equilibrato, con qualche incertezza sparpagliata in uguale misura tra tutti i cantanti impegnati. Arpea si è impegnato a rendere frizzante la lunga partitura: il coro ha retto, l'orchestra no, mostrando cedimenti nell'intonazione e nell'equilibrio delle classi strumentali. Posti vuoti in platea e nei palchi. Tanti appausi.

Maria Stuarda di Donizetti ha aperto la stagione 2002 del Teatro Valli di Reggio Emilia. Regia sufficientemente funzionale in un'impostazione scenica statica che, alla lunga, risultava monotona. Bene Carmela Remigio nel ruolo di Maria, e Sonia Ganassi in quello di Elisabetta, nonostante una indisposizione annunciata ad apertura di serata. Coro e orchestra adeguati sotto la guida di Carminati. Applausi per tutti.

Recuperato, per l'apertura della stagione 2002 del Regio di Parma, il Marin Faliero di Donizetti. Preceduto di qualche giorno da una conferenza di studio attorno a quest'opera, il nuovo allestimento ha dimostrato tutto l'interesse per questo dramma musicale dimenticato, rivelandone, a mio avviso, anche caratteristiche inaspettate (ruolo di Elena). Molto bene i quattro protagonisti, Pertusi, Devia, Servile e Blake. Efficace la direzione musicale di Datone, adeguati senza eccellere coro e orchestra. Interessante la regia di Daniele Abbado.

Macbeth contestato a Parma, nella prima esecuzione dell'edizione critica della versione francese. Apprezzabile la direzione musicale di Pidò, senza particolari sfumature ma sostanzialmente efficace. Nulla di eccelso sul piano vocale, meglio il Coro. La regia di Pitoiset ha calavo la vicenda in un'atmospera da Seconda Guerra Mondiale a tratti pesante e, nel complesso, non riuscita.

Tutto esaurito per il Nabucco all'aperto della Fondazione Toscanini. Astratta ma tradizionale la regia di Stefano Monti, e sulla stessa linea le scene di Rinaldo Rinaldi. Protagonista il coro (Fondazione Toscanini) - con un "Va' pensiero" bissato per intero - ben gestito da Romano Gandolfi alla guida anche dell'orchestra Toscanini. Adeguate, in sintesi, le voci, con Juan Pons sempre efficace, ma con un timbro un poco rovinato. Tanti gli applausi alla fine.

Ultima tappa della trilogia popolare del Verdi Festival di Parma, La Traviata di Bertolucci/Rizzi ha riproposto la prima versione veneziana del 1853, quella del "fiasco". Più impegnativa ne deriva la parte del baritono, risolta con impegno da Vittorio Vitelli. Bene Sabbatini/Alfredo molto appassionato, qualche difficoltà per la Violetta di Darina Tukova; le altre voci più o meno adeguate. La regia di Giuseppe Bertolucci, al debutto come regista d'opera, era atemporale e simbolica, un poco pesante con le masse. Costumi eleganti, scene giocate sul nero e sul rosso di poltrone "Frau", non sempre afficaci. Rizzi ha diretto l'Orchestra del Centenario e il Coro forse in maniera troppo impetuosa. Alla fine applausi per tutti, con qualche mugugno dall'alto.

La Forza del destino di Busseto è stata piacevole, equilibrata, segnata da una regia discreta e rispettosa, tutta giocata sugli spazi a destra e sinistra del palcoscenico e su un'ambientazione storica tendenzialmente astratta. Di conseguenza ha guadagnato spazio l'interpretazione del direttore, Kovatchev, intensa e dinamica. Allestimento all'aperto, quindi amplificato. Dignitoso il cast di giovani, con qualche voce decisamente interessante, allevato da Carlo Bergonzi. Tanti gli applausi del folto pubblico.

Rigoletto al Verdi Festival segnato dalla regia di Brockhaus. Una regia forte, tutta centrata su una lettura complessa e simbolica del carattere del protagonista. Pagliacci, nani, un mondo dalla decadenza lussuriosa e derelitta che ha preso forma attraverso un gioco di colori basati sul rosso e l'ambientazione vagamente circense. Bene la Gilda di Patrizia Ciofi, gratificata da calorosi applausi, discreto il Duca di Beltran impegnato in acrobazie fisiche non indifferenti, e sufficiente il Rigoletto di Murzaev, come la direzione orchestrale di Riccardo Frizza, ventinovenne gettato francamente allo sbaraglio. Contestazioni decisamente colorite dal loggione, con tanto di "Cagli ladro" etc., soprattutto indirizzate alla regia. Applausi dalla platea.