Brian Wilson
No Pier Pressure
Capitol
Varcata nel 2012 la soglia dei settant'anni, onorando inoltre nella circostanza il cinquantesimo anniversario dei Beach Boys, celebrato con un nuovo album e la tournée conseguente, alla quale tuttavia non prese parte personalmente, e venuto a patti ormai da tempo coi demoni interiori che avevano tenuto a lungo in ostaggio la sua carriera, Brian Wilson è un uomo pacificato. Forse troppo. Dà questa sensazione l'undicesimo lavoro da solista, primo con materiale originale dal 2008 (a That Lucky Old Sun erano seguiti infatti i dischi tematici su Gershwin e Disney). Nei momenti migliori No Pier Pressure offre una versione lucidata e rimodernata del suo classico stile: soffici polifonie e melodie zuccherose ambientate nel tipico habitat californiano (dalla breve e squisita introduzione intitolata "This Beautiful Day" agli episodi in cui fa capolino Al Jardine, altro "ragazzo da spiaggia" della primissima ora, ossia "What Ever Happened", "The Right Time", "Tell Me Why" e "Sail Away"). Quando viceversa sconfina da quel canovaccio, in genere per accogliere gli ospiti convocati per l'occasione, i risultati sono come minimo controversi. Se "Half Moon Bay", strumentale impreziosito dalla tromba di Mark Isham, ha fragranze da jazz ornamentale e "On the Island" è una garbata latineria a beneficio di She & Him (Zooey Deschanel e M. Ward), i camei delle star - Kacey Musgraves in "Guess You Had to be There" e Nate Ruess in "Saturday Night" - suonano davvero fuori luogo, anche se nulla può far peggio del goffo tentativo di contemporaneità compiuto in "Runaway Dancer". Meglio la nostalgia, piuttosto.