Prurient
Frozen Niagara Falls
Profound Lore
Un'opera ambiziosa e densa di argomenti: ennesimo capitolo nel repertorio fittissimo e disordinato - circa centocinquanta titoli in vari formati - di Ian Dominick Fernow: produttore in attività da oltre vent'anni anche sotto altri pseudonimi, tra cui ad esempio - nell'area della techno radicale - Vatican Shadow. Un'ora e mezza di musica dedicata in modo programmatico a New York, «ma per farlo me ne sono dovuto andare», ha dichiarato l'autore. Non è affatto un ritratto agiografico della città, per altro: "Greenpoint" (dal nome di una zona di Brooklyn) è una suicide song che comincia come un minuetto per chitarre e sfocia in un groove soggiogante, mentre "Lives Torn Apart (NYC)" descrive quelle esistenze lacerate con tenebrosa poetica. Nei testi, espressi sovente con tono di voce "posseduto" tipico di certo estremismo metal ("Dragonflies to Sew You Up", "A Sorrow with a Braid" e "Falling Mask"), ragion per cui ha senso che a pubblicare l'album sia l'indipendente canadese Profound Lore, specializzata nel genere, Prurient affronta alcuni snodi chiave della condizione umana: amore, sesso, morte e religione. Quanto al suono in sé, nonostante l'intenzione iniziale fosse d'impiegare una strumentazione acustica (unico episodio che vi si attiene è il conclusivo "Christ Among the Broken Glass"), rispecchia la vocazione rumorista e "industriale" dell'artista statunitense, che si muove in una terra di mezzo fra ambient spettrale ("Myth of Building Bridges") o a tratti quasi sinfonica ("Jester in Agony") e minacciosa ferocia elettronica (le due parti in cui è diviso il brano che intesta l'intero lavoro). Ne viene fuori un tour de force che concede solo qualche raro attimo di tregua: l'ascolto è impegnativo, dunque, ma a lungo andare consente di apprezzare appieno l'imponenza del concept che informa e sostiene Frozen Nigara Falls.