Tre Allegri Ragazzi Morti
Inumani
La Tempesta
Sarà la volta che li vedremo veleggiare alti in classifica? Possibile… A sdoganarli presso un pubblico più vasto è stato Jovanotti, chiamandoli ad aprire gli show della sua tournée estiva nel 2013 e ora partecipando in voce a due brani di questo disco: episodio conclusivo di una trilogia avviata da Primitivi del futuro (2010) e proseguita con Nel giardino dei fantasmi (2012). Sono appunto quelle canzoni, poste in apertura, a dare slancio all’album: “Persi al telefono” (dove si racconta del nostro smarrimento di fronte alla condizione “inumana” di connessione permanente) ha una melodia pop a presa rapida, sfacciata e solare. E la successiva “In questa grande città” (l’obiettivo è tarato su Milano: “capital benvestida”) si muove galante a ritmo di cumbia, ammiccando al cosmopolitismo di Manu Chao ed esibendo anch’essa desiderio d’immediatezza.
Probabile che ciò faccia storcere naso ai puristi della parrocchia indie, ma le eventuali obiezioni sono del tutto fuori luogo. Sia per le credenziali acquisite in oltre vent'anni di carriera dai Ragazzi Morti (titolari de La Tempesta, polo musicale indipendente senza rivali in Italia) sia per la proficua rete di relazioni con esponenti di quel mondo, da Vasco Brondi (qui autore del testo in chiave femminile di “Libera”, che in fatto di suono ancheggia verso il funk) a Maria Antonietta (sue le parole in “E invece niente”, dal pigro andamento reggae) e Adriano Viterbini (chitarrista virtuoso, in evidenza ad esempio nell’efficacissimo rock blues di “La più forte”, ed eccezionalmente al loro fianco pure nell’imminente serie di concerti). La band in maschera guidata da Davide Toffolo – al solito artefice dell’illustrazione di copertina, da fumettista affermato qual è – si mostra dunque in gran forma, quanto forse mai era accaduto prima, e ostenta la disinvoltura di chi sa di essere sulla rotta che conduce al successo.