Orchestre al microscopio

Il libro di Enzo Beacco racconta la storia di 60 complessi

Articolo
classica


Enzo Beacco, Storia delle orchestre pp. 286, Euro 21, Il Saggiatore

La storia delle orchestre segue come un'ombra quella della musica sinfonica, con un solo handicap, la documentazione sonora che è limitata grosso modo a meno di un secolo, mentre le prime compagini nascono nel Rinascimento. Ciò nonostante Enzo Beacco, autore del compendio Storia delle orchestre, riesce a illustrare la vita di sessanta organici, raccontandone le origini, i mutamenti, i personaggi che si sono succeduti sul podio e hanno segnato il modo di fare musica. Riusciamo così a seguire passo a passo una progressiva evoluzione culturale che, a detta dell'autore, ha qualcosa di biologico e darwiniano. E a soddisfare anche parecchie curiosità a margine. Come il menu di diciassette portate del 1529 alla corte di Ferrara inframezzato da brani musicali, suonati da sedici strumentisti divisi in diversi concertini a seconda dei piatti. O come la prima formazione con caratteristiche "moderne" voluta da Luigi XIII, Les 24 violons du Roy, che servì anche ad accompagnarlo in una sua esibizione come ballerino. Accanto ai molti organici dei primordi, spariti nella storia, c'è un unicum ancora vivo e vegeto: la Staatskappelle di Dresda, nata nel 1548 alla corte di Sassonia, che ebbe come suo primo direttore Johann Walter, consulente musicale di Lutero, al quale succedette Heinrich Schütz, allievo di Monteverdi. Man mano che si procede nella lettura i collegamenti diventano sempre più fitti, i personaggi e i luoghi si fanno più prossimi, come se c'inoltrassimo in un villaggio musicale dove tutti conoscevano e conoscono tutti.

Il volume è chiaramente strutturato, "Orchestre per cardinali ecc.", "L'orchestra come simbolo di una città", "Il direttore che plasma l'orchestra", "Il disco, la radio, ecc." e altre sezioni ancora (sempre con i consigli per l'ascolto, quando è possibile) ma è anche consigliabile bighellonare qua e là come in una enciclopedia perché comunque si fanno scoperte curiose. Per esempio il caso di Paul Sacher, fondatore della Basler Kammerorchester nel 1926; facilitato dal patrimonio della moglie (gruppo farmaceutico Hofmann-Roche), ebbe modo di commissionare alcuni capolavori che altrimenti forse non sarebbero mai venuti alla luce. Fra i tanti: Musica per archi, celesta e percussioni di Bartok, Concerto in re di Stravinskij, Metamorphosen di R. Strauss. Commissioni a parte, ci sono altri straordinari filoni da seguire fra le pagine, quanto le orchestre abbiano influito sui compositori (l'organico di Esterháza su Haydn, quello di Manheim su Mozart) oppure quanto le registrazioni hi-fi abbiano ispirato alcune esecuzioni memorabili (testimone Karajan sul podio dei Berliner).

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