Operazione nostalgia

Incessanti le ristampe jazz, alla riscoperta di Gershwin, Billie Holiday, ma anche di maestri meno conosciuti

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Sarebbe interessante fare uno studio – ma di quelli seri, con dati alla mano – sul mercato delle ristampe jazz in questi ultimi anni, specialmente quelle in cd, formato che deve lottare anche con una momentanea mancanza di hipness che lo rende ancora più svantaggiato del rinvigorito (sebbene in termini del tutto minoritari) fratello maggiore in vinile.

Sarebbe interessante fare questo studio per capire che percorso faccia l’incessante produzione e riproduzione a prezzi concorrenziali di materiali storici, complice la scadenza dei diritti d’autore e i costi bassissimi di produzione. Chi li compra davvero questi cd? E con che criterio, se uno ce n’è? Sono sempre i soliti nerd completisti oppure c’è qualcuno di nuovo che si incuriosisce e spende meno di una pizza con la fidanzata (o il fidanzato) per andare a conoscere chi fossero Art Blakey o Jimmy Giuffre?

E ancora: il taglio trasversale con cui spesso vengono assemblate queste ristampe (piccoli box con “tutte le registrazioni di tizio in quartetti senza il pianoforte” o grandi classici cui è abbinato un bonus cd di dieci anni prima o dopo…) offre all’ascoltatore nuove chiavi di approccio a quella musica o è solo un modo per rinfrescare il packaging?

Sono domande cui sarebbe interessante provare a dare una risposta, non tanto per eventualmente elogiare o criticare aspramente l’iniziativa dei ristampatori (che alla fine sono sempre più o meno quelli, ogni volta con una nuova label), che è di per sé lodevole dal punto di vista documentario e musicale, quanto per provare a capire se questa coazione a ristampare possa in qualche modo tenere acceso il fuoco della tradizione jazz novecentesca o non sia invece – sempre mahlerianamente parlando – un po’ feticistica adorazione della cenere digitale di tempi in cui molti ascoltatori non si riconoscono più.

In attesa che quello studio qualcuno si decida a farlo, segnalo con piacere alcune di queste ristampe, quelle che mi sembrano più interessanti uscite (o riuscite) in queste settimane.

Ad esempio la riproposizione della colonna originale del musical Funny Face (Soundtrack Factory, distr. Egea), film di Stanley Donen del 1957 con musiche di George Gershwin e protagonista Fred Astaire. Nonostante il titolo sia il medesimo di un musical di Broadway del 1927 – sempre dei fratelli Gershwin e sempre con l’allora giovanissimo Astaire – la trama del film è assai differente e solo una manciata di temi di allora tornano anche qui.



Insieme ad Astaire ci sono anche Audrey Hepburn e Kay Thompson, alle prese con canzoni come “How Long Has This Been Going On”, “’S Wonderful” o la stessa “Funny Face”. Piacevolissimo tuffo nel passato, completato dalle belle registrazioni del 1952, volute da Norman Granz, nelle quali Astaire interpreta il songbook gershwiniano con Oscar Peterson al piano, Ray Brown al basso, Flip Phillips al tenore e altri.

Profuma di nostalgia canaglia e polvere di stelle anche il doppio che raccoglie The Complete Carnegie Hall Performances di Billie Holiday (Poll Winners, distr. Egea).



Si tratta di apparizioni sul celebre palco newyorkese che vanno dal 1946 al 1956, anno della più discograficamente celebre di queste, resa immortale da un disco della Verve. Ma ci sono anche cose meno note, in compagnia di giganti come Coleman Hawkins o Lester Young, di Roy Eldridge o Tony Scott, di Oscar Peterson o Count Basie. Sempre meravigliosa, Lady Day.

C’era lo zampino dello storico produttore della Verve anche dietro alcuni fantastici dischi dell’arrangiatore e caporechestra cubano Chico O’Farrill, raccolti nello scoppiettante doppio The Complete Norman Granz Recordings (Malanga Music, distr. Egea).



Gli anni sono quelli tra il 1951 e il 1954 ( le etichette di Granz si chiamavano allora Norgran e Clef), le orchestre vedono sfilare i grandi del jazz latino dell’epoca, da Mario Bauza a Candido Camero, ma anche Charlie Parker, Herb Geller, Roy Eldridge. Tra classici di Broadway e afro-cubani (“Malagueña”, “Peanut Vendor”, “Tres Palabras”…), una vera festa di mambo e jazz. Non solo per collezionisti lounge…

A chi ama invece riscoprire figure “minori” ma fantastiche suggerisco due bei cofanetti: il primo è dedicato all’altosassofonista Lennie Niehaus, classe 1929 (fino a pochissimi anni fa è stato il consulente musicale principale di Clint Eastwood), solista west coast che al lessico parkeriano ha dato una rilassatezza cool inconfondibile.



Complete Fifties Recordings (Phono, distr. Egea, 4 cd) raccoglie appunto tutte le sue registrazioni come leader, pubblicate originariamente per la Contemporary e la Emarcy, negli anni Cinquanta, gli stessi anni in cui era un componente fondamentale dell’orchestra di Stan Kenton. Oltre cinque ore di fantastico jazz californiano, con, tra gli altri, Shelly Manne e Jimmy Giuffre, Hampton Hawes o Frank Rosolino. Per appassionati e completisti, certo, ma maledettamente irresistibile.

Consigliatissimi anche i 3 cd di Complete 4et/5et/6et Recordings (Phono, distr. Egea) che raccolgono le collaborazioni tra il sax tenore di Booker Ervin e il pianoforte di Horace Parlan.



Usciti all’epoca (siamo tra il 1960 e il 1963) per etichette come la Blue Note, la Savoy, la Prestige o la Candid, questi dischi testimoniano non solo un periodo di felice ispirazione musicale dei due (in compagnia di colleghi come Grant Green, Frank Strozier, Johnny Coles o Danny Richmond), ma anche sottolinea la forza solistica di Ervin – protagonista anche di alcuni capolavori mingusiani – e l’acume con cui Parlan, affetto da poliomielite in gioventù, ha fatto delle proprie difficoltà alla mano destra un’opportunità per dare al proprio accompagnamento un’impronta originalissima. Bella musica, molto.

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