"Now's the Time" è un progetto volto a valorizzare le giovani musiciste jazz e blues in Europa. Questo articolo – in origine per London Jazz News – è pubblicato contemporaneamente su 8 riviste musicali europee. #Womentothefore #IWD2023.
Ci sono artisti per i quali è già chiaro, fin da una fase relativamente precoce della loro vita, che il palcoscenico sarà il loro habitat naturale e il posto giusto per loro.
La cantante Immy Churchill è attualmente al terzo anno del dipartimento di jazz della Royal Academy of Music, ma è già richiesta per progetti di ogni tipo e i segnali che il suo talento in via di sviluppo sta per portarla un affascinante viaggio come musicista sono evidenti. Si tratta di un lavoro in progress: «sto scoprendo chi sono in termini di come mi piace presentare la musica» dice.
L'ho ascoltata nel contesto delle esibizioni degli studenti e anche come headliner al Vortex, dove aveva messo in piedi un programma composto da canzoni di un'interessante gamma di cantautori, Joni Mitchell, James Taylor e Dory Previn, insieme a brani strumentali per i quali Norma Winstone o lei stessa avevano scritto i testi.
Il desiderio di spaziare su un'ampia gamma di musiche è consapevole: «non potevo, non potrei darmi un'etichetta o un genere», afferma Immy.
Ogni volta che ho sentito cantare la Churchill, ho notato non solo la sua capacità di impressionare, portando comprensione e senso di chiarezza musicale a linee vocali complesse, ma anche di colpire emotivamente chi ascolta, di attirare la nostra attenzione e di offrire performance che rimangono impresse nella mente.
Parte della storia è il suo patrimonio musicale. Noi che scriviamo di musica potremmo usare con disinvoltura l'abusato cliché "nata in una famiglia musicale", ma nel caso di Churchill è davvero una parte importante della sua storia. È cresciuta circondata e immersa nella musica, compreso «un sacco di jazz» e se quindi fin da piccola poteva mettersi a cantare un assolo di Pat Metheny che usciva dall’autoradio, questo non era visto come una cosa bizzarra e lei stessa descrive l'ambiente in cui è cresciuta come «un luogo in cui esibirsi è qualcosa di completamente naturale».
Un'altra caratteristica di questa famiglia che canta e suona insieme è che non ha dovuto cercare lontano modelli di riferimento come cantanti jazz. Norma Winstone e la compianta Tina May hanno entrambe hanno entrambe lavorato a lungo con la madre di Immy Churchill, la pianista/compositrice Nikki Iles. Un altro amico di famiglia era il grande Mark Murphy, per il quale il padre di Immy, Pete Churchill, ha lavorato per diversi anni come pianista.
Mentre parla, Immy Churchill sottolinea alcune delle cose che ammira in questi cantanti. Con Norma Winstone, «ogni cosa ha tutto ha un peso quando canta, anche le melodie divertenti e stravaganti». Per Tina May c'è ammirazione «per la sua incredibile qualità narrativa».
E poi Winstone... May... Murphy... nella nostra chiacchierata, Immy Churchill sottolinea anche un altro filo conduttore: tutti hanno scritto testi, quindi non c'è da stupirsi che la stessa Churchill abbia seguito le loro loro orme e abbia già scritto i testi di quasi 50 brani.
Trova che sia una cosa utile da fare: «Quando scrivi i testi migliora il modo in cui canti e crei le storie». E le permette anche di avvicinarsi a musica nuova: «se il materiale non mi parla subito, allora scrivere i testi mi dà un modo per entrare in contatto con esso».
Un'altra fonte di sicurezza e di disinvoltura come interprete è stata la fortuna di aver frequentato una scuola, la Bedford Modern, dove queste caratteristiche erano attivamente incoraggiate. Churchill ha fatto l'audizione per la parte di Maria nell'allestimento della scuola del musical West Side Story, ha ottenuto la parte e dice di averle assorbito la vita per i sei mesi successivi. Nessun rimpianto, l'esperienza è stata trasformativa: «è stato allora che ho imparato a lavorare duramente su qualcosa e a vedere questi sforzi ripagati».
Tra le altre esperienze scolastiche, le è stato chiesto di comporre, fare il direttore musicale e recitare in uno spettacolo successivo. «Quelle sono le esperienze davvero formative, che ti fanno capire che ce la puoi fare» dice Churchill. «Una parte importante è quella di essere sempre preparati al tal punto che non ci siano mai dubbi o nervosismi».
Un'importante influenza e ispirazione attuale è l'insegnante di canto di Churchill al RAM, Nia Lynn, vocalist gallese che lavora anche come vocal coach per compagnie teatrali come la Royal Shakespeare Company e il National Theatre.
Durante la nostra conversazione è sempre emersa un'espressione, ovvero l'idea che un artista possa "rimpicciolire la stanza". Non solo lo fa consapevolmente, ma quando ci si ricorda come entrambi i suoi genitori sapevano creare l'atmosfera per chi canta dall'inizio di una canzone, forse non è così strano che lei lo faccia bene. Dopotutto, quando si esibisce davanti a un pubblico, ha un obiettivo molto chiaro in mente, in fondo derivato dall’unicità dell’ambiente in cui è nata: «Voglio creare naturalezza... far sentire il pubblico come se fosse a casa propria».
Immy Churchill è presente nel disco di Lukas DeRungs, Kosmos Suite (Berthold Records) e sarà in tournée come solista con DeRungs e il Jazzchor Freiburg a maggio 2023 in Germania, Lussemburgo e Svizzera.