«Napoli. Ricordiamo l'anno: il 1815. Un vasto imponente teatro, con la facciata solenne, dalla lunghezza frontale che pare quella di un ministero - dotato dei più moderni meccanismi teatrali: il San Carlo. Alla sua direzione, Barbaja: impresario, appaltatore, imprenditore. In città, il pubblico più dotto d’Italia» Così Sergio Ragni racconta di Rossini appena arrivato nella capitale.
Continua Ragni: «mette in scena l'opera Elisabetta regina d’Inghilterra che produsse un entusiasmo strabiliante per Rossini stesso che in una lettera ai genitori scrive a grandi caratteri: «Furore», annunciando l'enorme successo". "Rossini, Furore Napoletano", la straordinaria mostra che si tiene fino a fine anno al Memus, museo e archivio storico del teatro di San Carlo di Napoli, e che apre (16 marzo) in Italia le celebrazioni dei 150 anni dalla morte (1868-2018), è una visione cronologica di quanto Rossini ha fatto a Napoli: Le nozze di Teti e di Peleo,La gazzetta e Otello (1816), Armida (1817), Mosé in Egitto (1818), Ricciardo e Zoraide (1818), Ermione (1819), La donna del Lago (1819), Maometto Secondo (1820), Zelmira (1822). Questa visione tematica e qualitativa che Sergio Ragni e Luigi Cuoco hanno ideato fornendo le loro collezioni obbedisce sia all'occhio che al pensiero. Si tesse un supporto di fatti e di informazioni storico artistiche con cui si potrebbe riscrivere la storia del teatro dell'opera in Occidente, non i fatti ma gli obbiettivi e le finalità.
L'anno rossiniano volge al termine e oggi 13 novembre, giorno della morte, ne è il culmine. Attraverso l'esperienza del più grande collezionista e ricercatore rossiniano, Sergio Ragni, ne raccontiamo alcuni momenti significativi.
Sergio Ragni, già dal 1992 (Gioachino Rossini Lettere e documenti,1992-2004 - mostra a Pesaro del primo volume; Isabella Colbran, Isabella Rossini, 2012; Lettere e Documenti Vol. 4 tomo 5, 2016), ci ha regalato libri esemplari, ricchi di conoscenze e calibro misurato per un collezionista che fa della sua ricerca storico musicologica, attenta ad ogni dettaglio significativo, lodevolmente incontentabile e orientata soprattutto sulla figura di Rossini, Barbaja, Colbran, la lente d'ingrandimento di un mondo musicale, l'opera dell'Ottocento e il suo contesto sociale. Ci permettiamo di osservare, tuttavia, che a dispetto di una spesso sterile ricerca accademico universitaria, l'uomo collezionista, supera la maggior parte degli ostacoli interpretativi della produzione di un compositore proprio attraverso l'oggetto, il feticcio, che sia un'epistola, una nota di spese sostenute, un ritratto, un figurino per i costumi, una scenografia, locandina per una recita, libretto per una prima, pagine di partitura autografa, una porcellana (foto Malibran Stafforshire e Henriette Sontag). L'idea di questa mostra proviene anche da un genere raro nel nostro paese, per la curiosità senza limiti e il pragmatismo anti ideologico della direzione del teatro di San Carlo, in particolare di Paolo Pinamonti, artigiano della cultura di questo teatro.
Che accade quindi nelle stanze del Memus? Un trionfo di successi e maestria per Rossini a Napoli tra il 1815 ed il 1822. Gli oggetti esposti sono di straordinaria qualità e questa è una delle mostre in cui i visitatori scrutano gli oggetti e le immagini invece di leggere i cartelloni dettati da burocrati della cultura. Incisioni e litografie che raffigurano Murat, Barbaja, Colbran, Mayr, Dardanelli, Manuel Garcia, Pellegrini, Nozzari, Donzelli, Ciccimarra, Remorini, Pasta, Pisaroni. Ancora più importanti i libretti per le prime rappresentazioni di Elisabetta regina d’Inghilterra, La Gazzetta,Otello, Armida tra le tante opere o le partiture autografe come Moïse et Pharaon. Con limpida narrazione, senza mai dimenticare che questa è anche una commemorazione, la mostra ci narra delle formidabili compagnie di cantanti che Barbaja poteva assicurarsi, dell'amore di Rossini ecc.
Nel segno del collezionismo le interviste a Ragni per Rainews24 (Fabio Cappelli), Corriere della Sera (Valerio Cappelli), e Repubblica (Dinko Fabris) illustrano questi e altri aspetti della vita del compositore. La Deustche Rossini Gesellschaft, per la prima volta a Napoli visita in primavera la mostra e la casa museo di Ragni, così come tra gli altri visitatori Cecilia Bartoli per la quale la Decca (Cecilia Bartoli Rossini) ha ripubblicato (13cd, 6DVD) le incisioni di musiche di Rossini nei trent'anni della sua carriera. Ragni così introduce Rossini nel libro del cofanetto: "Se la musica di Rossini ha un limite, è che per essere apprezzata deve essere eseguita alla perfezione. Solo un'esecuzione e un'interpretazione eccellente ne fa scoprire tutta la grandezza". I Convegni di Italia Decide "Rossini e non Solo" (25 Maggio), e "Napoli & Rossini: Di questa luce un raggio”(25-27 ottobre), tenutisi rispettivamente a Martina Franca e a Napoli presso l'Università Federico II, insieme ai due Conservatori S. Pietro a Majella e Domenico Cimarosa, hanno visto la ricerca impegnata in un totale rinnovamento: non tanto in dissertazioni filologiche, quanto proprio sulle fonti conoscitive di Rossini. Aspetto questo rivitalizzato da un articolo in uscita a cura dell'istituto di Studi Verdiani sulla ricognizione delle fonti circa i rapporti tra Rossini e Verdi dal titolo "Rossini e Verdi tentativi di reciproca comprensione" a firma di Ragni. Non manca poi il libro della UTET - Grandi Opere "Rossini - L'artista, L'uomo, il mito", a cura di Paolo Fabbri, la cui presentazione dal titolo "Rossini, il Cigno d'Europa", prima a Pesaro (Teatro Rossini) e poi a Roma (Palazzo Giustiniano), ha visto la partecipazione di Maria Elisabetta Alberti Casellati, Gianni Letta, e Ragni. Così come la mostra allestita dalla Fondazione Rossini di Pesaro dedicata alle opere Ricciardo e Zoraidee Mosè in Egitto a 200 anni dalla prima rappresentazione. Infine il Docufilm Caro Gioachino di Stefano Gargiulio, che vede Ragni protagonista in veste di Rossini, per la mostra al Memus di Napoli è stato portato alla mostra del Cinema di Venezia (Giornate degli Autori) il 3 Settembre.
Tra pubblicazioni e docufilm, convegni e recensioni, di Rossini se ne lancia un'immagine in trasformazione, seria, complessa e musicalmente ancora da valorizzare pienamente. "Si discute, ma la musica va eseguita se vogliamo celebrare un compositore", conclude Ragni. Quanti, tra già solo i capolavori composti a Napoli dal 1816 al 1822 sopracitati, sono messi in scena nei teatri italiani e del mondo? Anche la Scala di Milano allestisce una mostra su Rossini con materiale d'archivio e ad inizio anno, in un ciclo di conferenze a cura di Armando Torno, presenta il libro Isabella Colbran, Isabella Rossini di Ragni. Ma la musica dov'è?