Mario Brunello: «Organizzare è un modo di fare musica»

Intervista al direttore artistico dello Stresa Festival che riparte il 20 agosto

Mario Brunello
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Da Pasolini a Mozart, dalla Banda Osiris a Bach: la seconda sezione dello Stresa Festival, quella agostana, prende il via il 20 agosto alle 20 al Palazzo dei Congressi di Stresa con la Passione secondo Matteo di Bach. Come già la sezione di luglio il Festival è dedicato a Pierpaolo Pasolini nel centenario della nascita e se a luglio ci sono stati incontri e proiezioni pasoliniane, in questa sezione Marco Beasley affronterà le parole scritte da Pasolini per le canzoni di Morricone, Modugno e Endrigo mentre il Coro del Friuli Venezia Giulia canterà I Turcs tal Friul di Pasolini musicato da Luigi Nono e da Giovanna Marini. Tra gli ospiti della rassegna il violinista Giuseppe Gibboni (vincitore del Premio Paganini), la violinista Amandine Beyer (Bach), il pianista Andrea Lucchesini (Chopin e Franck), la fisarmonica di Ivano Battiston insieme al violoncello di Mario Brunello, che del Festival è direttore artistico, e i giovani dello Stresa Festival Young, la Banda Osiris. Conclusione il 9 settembre con la Sinfonieorchester Basel diretta da Ivor Bolton e Akiko Suwanai al violino (Beethoven, Mozart, Schubert).

A Mario Brunello domandiamo il perché di un omaggio a Pasolini.

«Perché secondo me, se lasciamo passare questa occasione del centenario, per le giovani generazioni dovrà passare qualche decennio prima che se ne riparli. La sua passione per la musica andrebbe valutata meglio! Al di là dell’uso che ha fatto della musica di Bach o di Mozart nei suoi film bisogna sapere che era uno dei più grandi conoscitori di Bach: quello che lui ha scritto su Bach è profondissimo e verissimo, nessun musicologo ha mai scritto delle righe così intense».

E il Festival riporta nei propri comunicati proprio questa frase di Pasolini:“Certamente il punto di inizio di ogni composizione Bachiana è già altissimo. E tutto il resto non dovrà che mantenersi alla medesima altezza. Quindi, se vorremo scegliere un’immagine per la direzione della sua musica non credo ci sia nulla di più adatto che una retta orizzontale […] Quindi l’ascoltatore ritrova in sé, prevedendolo punto per punto, il cammino che percorrerà la musica fino alla sua conclusione, di solito necessarissima. Questa è arte, anzi, sarei tentato a dire, Natura.”

Inaugurare con la Passione secondo Matteo è ovviamente un omaggio pasoliniano

«E’ una pagina fondamentale per il suo percorso. Il suo film Il Vangelo secondo Matteo è un film fatto con attori presi dalla strada, è un racconto così umano… Se posso permettermi e posso azzardare la nostra Passione secondo Matteo di Bach sarà molto “Pasoliniana” con una libertà totale: l’Evangelista è Vincenzo Capezzuto, attore, danzatore del San Carlo di Napoli, una voce unica al mondo da “femminiello napoletano”, è il personaggio ideale per questa pagina e attorno a lui abbiamo costruito un grande cast insieme a Sara Mingardo e all’Accademia dell’Annunciata. La eseguiamo nella versione nella quale venne eseguita dopo la prima a Lipsia, per piccoli gruppi, con un coro che si sdoppiava e un’orchestra che si sdoppiava, la musica è ovviamente la stessa».

Nella Passione secondo Matteo oltre a Capezzuto cantano Christian SennSara MingardoCarlotta ColomboIsabella De MassisMassimo LombardiGiacomo Nannii Pueri Cantores Fondazione Sacro Cuore di Milano diretti da Roberto ArdigòArs Cantica Choir diretto da Marco Berrini, l' Accademia dell’Annunciata con Riccardo Doni, cembalo e direzione musicale.

Che pubblico è quello dello Stresa Festival?

«E’ un pubblico inusuale per un festival, spesso sono turisti di passaggio, così cerchiamo di creare una sorta di minifestival ogni week end, sono curioso di vedere come reagiranno».

Già dallo scorso anno la formula degli incontri con gli artisti ha riscosso un grande successo.

«Sì, è stata una bella sorpresa. Si fanno passeggiate tra le bellezze del Lago con 15-20 persone ed è bello poter creare un legame con gli artisti».

 E’ un festival Green?

«Facciamo in modo che anche il pubblico sia sensibile e attento a questi temi. Abbiamo molte location a contatto diretto con la natura e Michele De Lucchi ha creato per noi una bellissima camera acustica in legno, la Catapulta, che montiamo e smontiamo e portiamo anche in luoghi inusuali. Facciamo un concerto su una collina dove non si vede il lago e all’Isola Bella, in riva, con musica a metri zero dal lago».

Che esperienza è, per un musicista, diventare direttore artistico di un Festival?

«Io credo che anche organizzare sia un modo di fare musica. E’ bello poter allargare il repertorio, fare musica insieme ad altri, proporre programmi inusuali ad amici che stimi… è una soddisfazione musicale oltre che organizzativa. Questo è un festival blasonato: è una bella sfida».

 

 

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