Edda
Graziosa utopia
Woodworm
Edda – al secolo Stefano Rampoldi – è riapparso sui radar della musica italiana nel 2008: già voce e frontman dei Ritmo Tribale, Edda aveva lasciato la musica nel 1996 ritirandosi, come si dice in questi casi, “a vita privata”. Problemi e crisi personali, droga, spiritualità Hare Krishna: una biografia complicata – quella di Edda – che il disco della rentrée, Semper Biot, metteva a nudo (come da titolo, in milanese) senza filtri e con tono intimo e dolente.
Nel 2012 era seguito lo splendido Odio i vivi, che superava l’intimismo acustico del “debutto” con un rock a volte sinfonico, beatlesiano, sempre con una sua urgenza di raccontare… Il tutto si evolveva ancora con il disco del 2014, Stavolta come mi ammazzerai?, per arrivare infine al quarto capitolo della nuova vita musicale di Edda, questo Graziosa utopia.
Fa ridere parlare di disco della maturità, nel caso di Edda: eppure Graziosa utopia fa, all’ascolto ripetuto, un effetto diverso rispetto ai suoi predecessori. Suona più ripulito, più disco di canzoni pop, “non rock” – ha scritto Edda nelle note. Soprattutto, è un disco di canzoni scritte benissimo, con abilità di artigiano (hook memorabili e ritornelli compresi) prima che come sfogo personale.
Poco importa, insomma, il personaggio-Edda che tanto affascina i fan dell’indie italiano: l’Edda-autore è fra le cose migliori che siano capitate alla canzone italiana negli ultimi tempi. Anche perché “urgenza” – termine che abbonda sulle bocche dei critici e dei musicisti – non deve essere necessariamente sinonimo di parlare di sé, di guardarsi l’ombelico, di vomitare quello che viene fuori.
Edda mette in scena attraverso le canzoni, prima di tutto, dei personaggi: e spesso dei personaggi femminili, cantati in prima persona, costruendo uno spaesamento nell’ascoltatore che pochi musicisti hanno perseguito con tanta continuità e con risultati così intriganti. Canzoni d’amore, di odio, di sesso… Canzoni “d’autore”? Se è un dato estetico, sì: e superiori – e di molto – alla media dei “cantautori italiani” di oggi. Ospiti – non casuali – Federico Dragogna e Giovanni Truppi.
La foto di apertura è di StefaniaVillani