Laura Catrani e gli animali di Dante

La cantante parla di Vox in Bestia, nuovo progetto radiofonico (e non solo) dal 10 maggio su Rai Radio3

Laura Catrani (Foto Luca Meneghel)
Laura Catrani (Foto Luca Meneghel)
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Da lunedì 10 maggio alle 22 Laura Catrani sarà protagonista su Rai Radio3 di Vox in Bestia, il nuovo progetto pensato dall’artista come omaggio a Dante Alighieri in occasione del settecentesimo anniversario dalla morte. La voce e l’immaginario drammaturgico della cantante si dispiegherà in quindici tappe di un percorso ideale tratteggiato attraverso le composizioni per voce sola di autori quali Fabrizio De Rossi Re, Matteo Franceschini e Alessandro Solbiati, ispirate al bestiario della Divina Commedia. Un viaggio che si trasformerà anche in uno spettacolo dal vivo a partire dal debutto alle Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza il 12 giugno, e che viene completato dai testi di Tiziano Scarpa, dalle video animazioni di Gianluigi Toccafondo e dalla chitarra elettrica di Peppe Frana.

Nata a Rimini, Laura Catrani nella sua articolata carriera ha messo a confronto la sua voce di soprano con un repertorio diversificato, spaziando da Monteverdi a Mozart e Purcell, passando per Schönberg e sviluppando una particolare affinità con il repertorio del secondo Novecento (Berio) e contemporaneo, nell’ambito del quale è stata protagonista di prime esecuzioni di pagine scritte per lei da compositori quali Azio Corghi, Alessandro Solbiati, Michele Tadini, Matteo Franceschini e Silvia Colasanti. Un percorso completato dallo studio della recitazione maturato presso la Scuola Civica d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, portando Laura Catrani a esibirsi anche in ruoli di cantante-attrice, oltre a sviluppare progetti originali come, appunto, Vox in Bestia, a proposito del quale abbiamo rivolto qualche domanda all’artista.

 

Questo nuovo progetto Vox in Bestia. Gli animali della Divina Commedia, pensato in occasione del settecentesimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri, è nato nel corso dell’ultimo anno, vale a dire un periodo problematico segnato dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. Qual è stata la genesi di questo lavoro?

«Da ben prima della pandemia stavo lavorando ad un nuovo progetto per voce sola, seguito ideale di Vox in Femina, il mio primo concerto destinato al canto senza accompagnamento, in cui avevo riunito alcuni dei grandi compositori del Novecento e del presente. Ragionavo ad alta voce sugli animali fantastici e ricordando il settecentesimo dantesco la scintilla dell’idea è nata nel giro di pochi istanti. Ho immagino un bestiario tratto dalla Divina Commedia le cui terzine sarebbero state intonate per voce sola da tre diversi compositori seguendo la suddivisione per cantiche. Mi sembrava poi necessario affidare la realizzazione di un testo di accompagnamento ad uno scrittore. In poche ore, sulla carta, l’idea aveva letteralmente preso forma. Ho contattato Radio3 e da quel momento non mi sono più fermata».

 

Per Vox in Bestia ha coinvolto tre differenti compositori: Fabrizio De Rossi Re per l’Inferno, Matteo Franceschini per il Purgatorio e Alessandro Solbiati per il Paradiso. Quali sono i motivi di questa scelta e i caratteri distintivi delle musiche dei rispettivi autori?

«Moltissimi anni di lavoro condiviso mi legano particolarmente a Matteo Franceschini e Alessandro Solbiati, dei quali ho eseguito svariate opere e concerti. Vorrei ricordare Leggenda e Il Suono Giallo di Solbiati, Il Gridario e Forest di Franceschini. Quello con Fabrizio de Rossi Re è invece un incontro più recente, ma che ha da subito messo in evidenza le nostre affinità musicali.

La scelta di questi compositori per le diverse cantiche è avvenuta in modo molto naturale. Di de Rossi Re, a cui ho affidato gli animali dell’Inferno, apprezzo la grande varietà stilistica, la capacità di giocare con la voce e di immedesimarsi nel cuore del racconto. Ne è uscito un Inferno ironico, leggero, scanzonato e provocatorio. D’altra parte affidare ad una voce femminile un mondo oscuro, spaventoso e di dolore avrebbe inevitabilmente portato ad un esito di carattere opposto! Matteo Franceschini ha dato voce agli animali del Purgatorio con la delicatezza e la sapienza che gli riconosco da molti anni. Matteo conosce il mio strumento e sa fino a dove posso spingermi. In questo progetto si è inoltrato ben oltre i miei confini vocali, chiedendomi di plasmarmi come la creta per dare forma a questi animali/angeli, animali/istinto, animali/metafora e animali/coro di anime. Infine Alessandro Solbiati, a cui ho affidato il Paradiso è il compositore che ha scolorato i confini fisici degli animali creando un magma intenso di suono. I suoi animali non producono versi, non cinguettano o belano, bensì creano uno spazio tensivo la cui curva metafisica è tesa verso il cielo, la luce e il divino.

Accanto a loro doveva intrecciarsi una linea narrativa di una voce autorevole della letteratura italiana dei nostri giorni. Tiziano Scarpa mi è apparso lo scrittore perfetto, immaginifico e nello stesso tempo radicato e concreto. Già dai tempi di Groppi d’amore nella Scuraglia ero innamorata dei suoi animali: chi meglio di lui avrebbe potuto raccontare un bestiario dantesco?».

 

Da tempo lei sta sviluppando un suo percorso di ricerca legato alla voce, registrando per esempio esperienze come quella legata a Vox in Femina, un concerto per voce sola di una decina di anni fa. Quali sono secondo il suo punto di vista i caratteri principali dell’espressione vocale oggi? E come si colloca Vox in Bestia in questo suo percorso di ricerca?

«Mi occupo di repertorio a voce sola da molti anni, ormai, da quando studentessa in Conservatorio a Milano ho affrontato Sequenza III di Luciano Berio, diventata presto il mio “cavallo di battaglia”. La gioia e la libertà che ho provato nell’affrontare questo repertorio è sicuramente la spinta che mi porta a continuare questa ricerca. Quando parlo di libertà, non significa sminuire il lavoro del compositore e nemmeno dire che da parte mia si tratti di improvvisazione. Tutt’altro! Alla base di questo repertorio ci sono uno studio rigorosissimo, capacità tecniche e intuizioni musicali. I compositori stessi, a cui commissiono nuovi pezzi, devono conoscere la mia vocalità e le mie inclinazioni. Il bello della musica cucita addosso all’interprete sta proprio nell’unicità che se ne ricava. Per rispondere alla sua domanda, il canto sempre di più, oggi, attinge alle risorse personali dell’interprete, mettendone in luce le attitudini attoriali, interpretative e di movimento. In poche parole, non basta avere una bella voce, ma bisogna costruire uno strumento complesso e articolato che coinvolga l’intero interprete sia dal punto di vista intellettuale che del corpo. Vox in Bestia è sicuramente una tappa importante lungo il mio lavoro di ricerca musicale: affrontare 15 brani per voce sola, molto complessi, di tre compositori differenti e crearne un filo conduttore è una bellissima sfida alla quale non mi sono sottratta».

 

Tornando a questo nuovo progetto dantesco, oltre al debutto su Rai Radio3 a partire dal 10 maggio con un ciclo di 15 puntate, sono previste anche declinazioni in concerti dal vivo per diverse rassegne e festival, a partire dalle Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza il 12 giugno, per poi toccare, per esempio, Ravenna Festival (7 e 8 luglio), Sagra Malatestiana di Rimini (13 e 14 luglio), il 46° Cantiere Internazionale d’arte di Montepulciano (23 luglio), per poi proseguire con date successive tra agosto e dicembre toccando luoghi come Solomeo, Reggio Emilia, Erice, Ancona, Monfalcone, Pordenone e così via. Si tratta di appuntamenti che offrono diverse metamorfosi di questo spettacolo passando, per esempio, dalla voce sola al trio. Come è riuscita a mutare un progetto pensato per il linguaggio radiofonico in uno spettacolo dal vivo? E quali sono i caratteri delle differenti declinazioni strumentali?

«Nella mia testa Vox in Bestia ha fin da subito avuto una doppia connotazione: nato per la radio in 15 puntate, ma immaginato per il pubblico dal vivo in teatro. In radio ascolteremo un animale al giorno, in cui i testi di Tiziano Scarpa fanno da ponte e da congiunzione concettuale tra le terzine dantesche e il canto a voce sola. Per questo ho realizzato due diverse versioni concertistiche; una per voce sola, che in qualche modo richiama la suggestione radiofonica e una in cui al mio fianco avrò Tiziano Scarpa, dal vivo, che creerà il suo personale bestiario poetico, e Peppe Frana che invece intavolerà sulla chitarra elettrica le musiche del tempo di Dante. In entrambi le versioni ho la fortuna di avere con me anche le video animazioni che Gianluigi Toccafondo ha creato appositamente per questo progetto: prenderà vita così anche un terzo bestiario, fatto solo di immagini».