LaFil, l'orchestra elastica

È nata LaFil, orchestra che affianca giovani musicisti alle prime parti delle maggiori orchestre italiane: l'intervista a Roberto Tarenzi

LaFil (Foto di Nicola Malnato)
LaFil (Foto di Nicola Malnato)
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Sarà il caso, la fortuna o l'ananke musicale, fatto sta che dopo alcune lunghe chiacchierate fra Carlo Maria Parazzoli (primo violino dell'Orchestra di Santa Cecilia), Roberto Tarenzi (viola del Quartetto Borciani e docente al Conservatorio di Milano) e il giovane direttore argentino Marco Seco, ha cominciato a prendere forma l'idea di fondare un'orchestra che accostasse delle prime parti di lunga esperienza a strumentisti in erba. In modo che le nuove leve apprendessero sul campo sedendo accanto ai maestri e questi ultimi si caricassero di energie fresche.

Il progetto è stato poi spiegato a Luca Formenton, editore del Saggiatore – ma in veste di appassionato di musica – che in poco tempo ha organizzato una fondazione ad hoc e coinvolto la sindaca di Sestri Levante che aveva a disposizione il Convento dell'Annunziata da poco restaurato e l'ha messo a disposizione.

Trovata una prima residenza estiva, altre ne seguiranno per tutte le stagioni, dove potranno sostare i quaranta e più elementi dell'organico; per ora si parla di Dublino, di Bruxelles, di New York e naturalmente di Milano. Perché l'anno prossimo riaprirà il Teatro Lirico, che potrebbe ospitare l'orchestra un mese all'anno; i contatti con l'assessore alla cultura Filippo Del Corno sono in atto. LaFil, questa la sigla della nuova creatura, già l'estate scorsa ha provato e riprovato per quindici giorni a Sestri Levante tenendo aperte le porte del convento in modo che chiunque potesse entrare ad ascoltare. Sul podio Marco Seco, a cui si affiancheranno nella prima stagione ufficiale nomi noti di tutto rispetto.

LaFil (Foto di Nicola Malnato)
Carlo Maria Parazzoli e Marco Seco (Foto di Nicola Malnato)

«Li comunicheremo a tempo debito, ma ci saranno belle sorprese» spiega Roberto Tarenzi. «Al momento ci preme far sapere come ci siamo organizzati, per dare un'idea su cosa stiamo lavorando. Va chiarito subito che non siamo un'orchestra giovanile, già ce ne sono, ma un organico che permette uno scambio fra chi è da tempo in carriera e chi si appresta ad affrontarla. Non vogliamo occupare lo spazio di nessuno, la nostra presenza nei luoghi deputati sarà saltuaria. Secondo la vecchia ricetta di Abbado, la residenza non significa occupare il territorio in concorrenza con organizzazioni musicali già esistenti. Ma nemmeno saremo un evento casuale, potremo muoverci all'interno della città, una volta andare in periferia, una volta al Lirico, una volta in altra sede per una decina di giorni l'anno».

Quali sono state le prime mosse per costruire l'organico?

«Con Carlo Maria Parazzoli abbiamo contattato i nostri vecchi amici: Francesco De Angelis primo violino della Scala, Natalino Ricciardi e Ugo Favaro primi corni del Regio di Torino, Francesco Bossone primo fagotto di Santa Cecilia, Luca Ranieri prima viola dell'Orchestra Rai. Ho chiamato un mio ex allievo, Andrea Falavessa, ora primo violoncello dei Pomeriggi Musicali; purtroppo Andrea Oliva, primo flauto di Santa Cecilia, questa estate era impegnato, ma conto di riagganciarlo. Insomma il gruppo di testa l'abbiamo formato subito. Qualcuno si è anche stupito che fossimo riusciti a farli sedere insieme, la verità è che l'abbiamo semplicemente chiesto e tutti ci sono stati. Ci siamo messi attorno a un tavolo e abbiamo cominciato a parlare dei nostri allievi, ciascuno ha segnalato dei nomi e così siamo riusciti a raccogliere l'organico col passa parola, a chiamata, in una fascia fra i diciotto e i trent'anni. La maggior parte di loro ha fatto un percorso di studi in Italia. Il convento di Sestri Levante è poi risultato il posto ideale, perché è defilato, avevamo bisogno di stare tranquilli e di provare».

Che tipo di orchestra nascerà da questa formula?

«LaFil sarà un'orchestra duttile, non è più tempo di compagini blindate, c'è bisogno di elasticità che permetta di lavorare sia con un direttore di tipo filologico sia con uno che sia innovatore. Deve essere questa la formula, i tempi sono cambiati, l'hanno capito perfino i Wiener, che sono portatori della tradizione, del suono sempre identico».

Altre idee in pentola?

«Nei rapporti coi direttori, chiederemo loro cosa vorrebbero dirigere, non ci atteggeremo a programmatori artistici. Ogni direttore sceglierà un tema, un autore, quello che vuole. Poi, pensando a Milano, magari potremmo affiancare ai concerti sinfonici un ciclo di musica da camera nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale... Stiamo anche studiando col Politecnico un utilizzo di tecnologie digitali che permettano di avere i programma di sala sul cellulare o di seguire le prove da lontano o i concerti da trasmettere in sedi diverse, vedremo..».

«LaFil sarà un'orchestra duttile, non è più tempo di compagini blindate, c'è bisogno di elasticità che permetta di lavorare sia con un direttore di tipo filologico sia con uno che sia innovatore».

«È invece già varata l'idea di organizzare spettacoli teatrali con musiche di scena. Ho sentito sempre parlare di uno storico Egmond con la regia di Luchino Visconti che ovviamente non ho visto per ragioni anagrafiche, ci piacerebbe rinverdire la formula, pur sapendo che si tratta di operazioni complicate. Chi ha cominciato in Italia a proporre pièces con musiche di scena è il Teatro Due di Parma, dove c'è una compagnia stabile funzionante. È una realtà ben radicata sul territorio, ha già fatto Sogno di una notte di mezza estate e Tanto rumore per nulla con musiche di scena. Siccome conosco bene la direttrice Paola Donati, le ho buttato lì l'idea di una collaborazione stabile. La cosa la interessa molto, perché al teatro serve un rapporto continuativo con un'orchestra. Tutto quanto sta bollendo in pentola, avrà comunque una programmazione triennale. È un'abitudine poco italiana, ma è sacrosanta, non si può improvvisare. Il bello sarebbe arrivare a cinque anni di programmazione».

Come vi finanzierete?

«Solo con sostegni privati, con sponsor, con "adozioni" all'americana di una seggiola in orchestra, un violino, un legno, un ottone. Il nostro budget non sarà pesante, perché a differenza delle orchestre esistenti la parte amministrativa e gestionale è leggerissima."

Può anticipare qualche programma di concerti per il 2019?

«Il 20 luglio a Sestri Levante e il 23 a Rapallo la Classica di Prokof'ev e l'Italiana di Mendelssohn, il 28 luglio a Sestri e il 29 a Camogli la Prima di Beethoven e la Scozzese di Mendelssohn, sul podio Marco Seco. Per le date e i programmi al Lirico di Milano sarò più preciso in seguito. Nei prossimi anni suoneremo anche nei parchi, sarà Parco Sempione, i giardini di via Palestro, staremo a vedere, comunque daremo un paio di concerti all'aperto. Capofila saranno sempre le spalle della Scala e di Santa Cecilia, le due entità lirico-sinfonico complementari che rappresentano l'Italia».

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