Indispensabili, imprescindibili, indimenticabili, fondamentali: non bastano certo quattro aggettivi a definire i cinque volumi del monumentale e ciclopico lavoro di Elvio Giudici per il Saggiatore (Il Seicento, Il Settecento, L’Ottocento volume primo, L’Ottocento volume secondo: Verdi e Wagner, Il Novecento e la musica americana, tutti con il sottotitolo “L’Opera, Storia, teatro, regia”) che, con la scusa di “recensire” i dvd operistici dal Seicento ai giorni nostri, traccia invece una storia dell’opera che è anche una storia della musica, una storia dell’opera che è anche una storia dell’interpretazione musicale e vocale, una storia dell’opera che è anche una storia della regia. Insomma, siete dei millennial e siete stufi di sentirvi raccontare quanto fosse impressionante il Macbeth di Verdi secondo Ronconi e Damiani (Berlino, 1987) con quel gigantesco muro grigio (a Berlino c’era ancora il Muro!) e il lungo tavolo con il drappo rosso? Giudici vi racconta tutto, proprio tutto e ovviamente analizza la direzione di Sinopoli e l’interpretazione di Bruson e Zampieri, oltre a giudicare la regia televisiva di Brian Large. Non eravate a Bayreuth nel 1979 quando Chéreau e Boulez misero in scena L’anello del Nibelungo di Wagner che ha segnato la storia del melodramma novecentesco? Giudici gli dà cinque stelle e lo descrive minuziosamente. Non avete mai sentito Carlos Kleiber dal vivo e vagheggiate il suo Richard Strauss? Cinque stelle anche per il suo Rosenkavalier del 1979 a Monaco di Baviera. Certo, Giudici ha i suoi gusti personalissimi, non potrebbe essere altrimenti, e non necessariamente bisogna sempre essere d’accordo con lui, ma proprio questo è il bello: confrontarsi, scoprire e imparare! Cinque volumi che dovrebbero diventare libri di testo in Conservatorio, nelle Università, ovunque si studi l’opera.