Jesca Hoop
Memories Are Now
Sub Pop
A dispetto delle evidenti qualità, rappresentate da tre album prima di questo, oltre a quello realizzato lo scorso anno insieme a Sam Beam (alias Iron & Wine), Love Letter for Fire, è rimasta ancorata finora al rango di figura di culto. Né si può dare per scontato che Memories Are Now debba invertire il corso degli eventi, nonostante sia il disco nel quale il suo talento eccentrico risulta maggiormente a fuoco. Ad aprirlo e intitolarlo è un brano scandito dalla pulsazione pigra di una linea di basso su cui poggia la sua voce, che a un certo punto canta: “Fate strada/sto arrivando/qualsiasi cosa diciate”.
A tratti, ad esempio in “Songs of Old” o “Pegasi”, lo stile sembra rimandi ad alcuni canoni classici della tradizione folk femminile: basta prestare tuttavia attenzione ad altre canzoni e la prospettiva muta in modo significativo. Il ticchettio di tastiera che dà ritmo ad “Animal Kingdom Chaotic” è una trovata divertente nel sottolineare il senso d’ironia del pezzo: “Io dico che è possibile/ma il tuo computer dice no!”. “Cut Connection”, invece, è una filastrocca snocciolata su un arrangiamento inizialmente scarno e poi via via sempre più denso, in una sorta di crescendo psichedelico che potrebbe far venire in mente Kate Bush. E all’epilogo, nella spettrale “The Coming”, la protagonista si affranca pubblicamente dai trascorsi religiosi (i genitori erano mormoni e lei cominciò a cantare durante le cerimonie rituali) inscenando le dimissioni da messia di Gesù, che posa la corona di spine e si mette in cerca di lavoro. Amen.