È considerato il primo romanzo sul jazz, La leggenda del trombettista bianco di Dorothy Baker, ora tradotto per Fazi Editori (234 pp., 16€) a oltre 75 anni dalla sua uscita negli States. Dichiaratamente ispirato alla vicenda umana e artistica di Bix Beiderbecke, che era morto nel 1931, è il libro che ha fatto conoscere il talento di questa autrice, già apprezzata dai lettori italiani per Cassandra al matrimonio.
Bix non si chiama Bix, in questo romanzo, ma Rick Martin. Ha talento, brucia la vita aspirandola con voluttà, in una folle corsa creativa e autodistruttiva assieme che non può che finire così. Male e leggendaria.
Colpisce, nel romanzo della Baker, la modernità della lingua e del ritmo, che si muove con grande agilità e efficacia narrativa senza mai perdere aderenza con la precisione degli elementi tecnico/musicali, la vivacità delle descrizioni degli ambienti e delle personalità dei musicisti, la capacità di suggerire molti elementi chiave delle dinamiche razziali e economiche del jazz del tempo. Tanto che a un certo punto la maggiore o minore aderenza con la storia di riferimento, quella di Beiderbecke, è più un dettaglio per appassionati che un elemento di reale rilievo, perché il libro è godibilissimo e si legge con un senso di immediatezza pur se lo scenario è ormai molto lontano da noi.
Nel 1950 è stato anche tratto un film dal libro, con Kirk Douglas nella parte di Martin. In italiano è intitolato Chimere, ha un lieto fine hollywoodiano, Douglas è "doppiato" trombettisticamente da Henry James.
Bisognerà aspettare il 1991 per un film su Bix, quello di Pupi Avati. Bentornato La leggenda del trombettista bianco! Davvero un ottimo libro.