La XXIII edizione del Festival Verdi di Parma e Busseto si svolgerà dal 16 settembre e il 16 ottobre 2023. Aprirà il festival il primo appuntamento del Verdi Off, mentre i titoli del cartellone principale saranno I Lombardi alla prima Crociata, Il trovatore, Falstaff. Tutto nel mondo è burla, Nabucco in forma di concerto, Messa da Requiem, Gala verdiano. Già dalle date e dall’impostazione del cartellone annunciati in occasione dell’incontro di presentazione pubblica tenuta ieri presso il Ridotto del Teatro Regio di Parma, possiamo registrare una sorta di “nuovo corso” che, seppure a pochi mesi dal suo insediamento, il sovrintendente Luciano Messi ha potuto imprimere alla programmazione della fondazione parmigiana.
Quello di ieri è stato un incontro al quale, oltre a Messi, hanno partecipato tra gli altri Michele Guerra, sindaco di Parma e presidente della Fondazione Teatro Regio di Parma, Francesco Izzo, direttore scientifico del Festival Verdi e Barbara Minghetti, curatrice di Verdi Off. Un appuntamento che ha avuto lo scopo di illustrare l’impalcatura principale dell’edizione 2023 del Festival Verdi, con qualche limite ed omissione – non ancora annunciati, per esempio, alcuni interpreti e compagini artistiche – vuoti dovuti proprio all’avvicendamento tra lo stesso Messi e Anna Maria Meo, direttore generale del Teatro Regio in carica fino allo scorso mese di ottobre.
Lacune fisiologiche, dunque, che non hanno impedito al nuovo sovrintendente di presentarsi alla citta – e oltre, visto l’anelito internazionale di questa manifestazione – con un’idea concreta e sostanziale del cartellone festivaliero 2023, rimandando a un successivo appuntamento – già fissato per il 9 maggio – la presentazione del programma definitivo, con l’annuncio dei cast completi, degli altri spettacoli e concerti, delle prove aperte e degli incontri di approfondimento.
Proprio questa presentazione, seppur parziale, del cartellone del Festival Verdi 2023 è stata l’occasione per fare quattro chiacchiere con Luciano Messi, per illustrare i contenuti di questa XXIII edizione del festival e la sua visione sui tre anni del suo mandato appena avviato.
Partiamo subito dal prossimo Festival Verdi: quali saranno i caratteri principali di questa XXIII edizione, la prima da lei guidata?
«Innanzitutto posso dire che sarà un festival di transizione e riorganizzazione, una connotazione dovuta al fatto che tra la gestione del precedente direttore generale Anna Maria Meo e il mio arrivo non c’è stata alcuna sovrapposizione, vale a dire un passaggio di consegne vero e proprio, ma una successione, un avvicendamento senza uno specifico periodo di raccordo. Ciò significa che da un lato ho trovato parte della programmazione già impostata e dall’altro ho costruito il resto del cartellone ex novo. Un lavoro che mi ha impegnato fin da subito in questi primi mesi di attività e che è stato assecondato da una macchina organizzativa rodata, rappresentata da tutto il personale della Fondazione Teatro Regio di Parma, capace di reagire con prontezza ed entusiasmo alle nuove prospettive che segnano la visione futura delle attività del teatro. In questo senso, per esempio, abbiamo definito le date di inizio e fine del festival, rispettivamente il 16 settembre e il 16 ottobre, creando una sorta di arco simbolico che lega al cartellone principale da un lato il Verdi Off, che inaugurerà il festival, e dall’altro l’attività dell’Accademia Verdiana, protagonista del concerto di gala che chiuderà questa edizione 2023».
Come si concretizza questa nuova impostazione?
«La visione che abbiamo condiviso sia con il presidente della fondazione, il sindaco Michele Guerra, sia con tutto il cda – che è peraltro stato recentemente rinnovato e si è insediato anch’esso da pochi mesi – va nella direzione di un consolidamento della crescita maturata negli anni scorsi, accompagnato da un potenziamento e un efficientamento complessivo della fondazione. Tutta l’attività del Teatro Regio rappresenta un patrimonio fondamentale per il territorio e il Festival Verdi incarna il fiore all’occhiello di questo capitale culturale, chiamato a coltivare quell’attrattività internazionale che ha maturato in questi anni anche nell’ottica dell’indotto turistico che genera. Proprio per questo motivo, allo scopo di favorire la programmazione dei tour operator interessati, abbiamo voluto presentare ora l’architettura fondamentale del festival 2023, annunciando i titoli principali e alcuni degli artisti coinvolti, confermando una distribuzione delle date dei diversi spettacoli in modo che il turista possa godere di diversi appuntamenti concentrati in alcuni giorni. In questa direzione va anche la messa a disposizione dei biglietti, con un calendario che prevedere la vendita dei nuovi abbonamenti a partire dal 22 marzo presso la biglietteria del teatro e online dal 23 marzo, mentre i biglietti per i singoli spettacoli saranno in vendita dal 28 marzo in presenza e online dal 29 marzo».
«Tornando all’integrazione dei diversi filoni del festival e ai nuovi obiettivi – prosegue Messi – ho chiesto a Barbara Minghetti, curatrice di Verdi Off, un impegno maggiore nella direzione di uno sviluppo che porti questa originale parte del festival caratterizzata da multidisciplinarietà e contaminazione ad una vicinanza ancora più capillare a un territorio sempre più articolato, tra i quartieri della città e i paesi della provincia, e ad un pubblico per sua natura diverso da quello del cartellone principale, che va dai più giovani alle famiglie, fino alle fasce più fragili rappresentate, per esempio, dagli ospiti delle strutture di cura. Con lo stesso obiettivo di integrazione e sviluppo, ho chiesto un impegno ulteriore anche a Francesco Izzo che, oltre al ruolo di direttore scientifico del Festival Verdi, da quest’anno ricopre anche il ruolo di direttore artistico e didattico dell’edizione 2023 dell’Accademia Verdiana, iniziativa nata nel 2017 e articolata in nove mesi di lezioni incentrate sullo studio del repertorio e del perfezionamento della tecnica vocale, interpretativa e storico-culturale volti a formare artisti lirici dal profilo completo».
Veniamo ai titoli del cartellone principale del Festival Verdi 2023…
«La prima opera in cartellone è I Lombardi alla prima Crociata, il 21 settembre al Teatro Regio di Parma dove torna dopo quattordici anni in un nuovo allestimento affidato alla regia di Pier Luigi Pizzi che firma anche le scene e i costumi. Francesco Lanzillotta guida la Filarmonica Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani, mentre il cast comprende Lidia Fridman (al debutto nel ruolo di Giselda), Antonio Poli (Oronte), Michele Pertusi (Pagano), Giovanni Sala (Arvino). Al Teatro Giuseppe Verdi di Busseto il 22 settembre debutta invece Falstaff: Tutto nel mondo è burla, spettacolo che propone l’opera integrale in una dimensione cameristica riprendendo la formula inaugurata lo scorso anno con Rigoletto e la maledizione. Il team creativo è composto da Manuel Renga che firma la regia del nuovo allestimento con le scene di Aurelio Colombo, mentre alla direzione è chiamato Alessandro Palumbo, che guiderà un cast con Franco Vassallo nel ruolo del protagonista e i giovani artisti già allievi del Corso di Alto perfezionamento in repertorio verdiano dell’Accademia Verdiana. Terzo titolo in programma è Il trovatore, in scena al Teatro Regio dal 24 settembre nel nuovo allestimento firmato da Davide Livermore, per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi. L’opera, in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna, è affidata alla bacchetta di Francesco Ivan Ciampa alla testa dell’Orchestra e del Coro del Teatro Comunale di Bologna preparato da Gea Garatti Ansini. Tra i protagonisti in scena Eleonora Buratto (al debutto nel ruolo di Leonora), Riccardo Massi (Manrico), Markus Werba (al debutto nel ruolo del Conte di Luna), Clementine Margaine (Azucena), Marco Spotti (Ferrando). Infine il Festival Verdi torna al Teatro Girolamo Magnani di Fidenza il 28 settembre con Nabucco in forma di concerto e con la direzione di Giampaolo Bisanti sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Regio di Parma, mentre nel ruolo del titolo troviamo il baritono Vladimir Stoyanov».
E poi ci sono i concerti e gli altri spettacoli…
«Esatto, a partire dalla Messa da Requiem che sarà proposta al Teatro Regio sabato 23 settembre e in merito della quale mi riservo di comunicare più avanti cast vocale e compagini artistiche. Torna inoltre il 27 settembre sempre al Regio Fuoco di gioia, il gala lirico benefico, giunto alla sua XI edizione organizzato dal Gruppo Appassionati Verdiani “Club dei 27”. Il Gala Verdiano martedì 10 ottobre chiude la giornata di celebrazioni per i 210 anni dalla nascita di Giuseppe Verdi con la direzione di Omer Meir Wellber sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio. Con questo evento, realizzato con il sostegno di Reggio Parma Festival, anche noi prendiamo parte al progetto Viva Verdi promosso dal Ministero della Cultura per l’acquisizione e la valorizzazione della casa-museo del compositore a Sant’Agata di Villanova sull’Arda. Infine, oltre a due appuntamenti sinfonico-corali ospitati al Teatro Verdi di Busseto, segnalo una nuova commissione in prima assoluta, realizzata da Società dei Concerti di Parma e titolata El trovador, spettacolo scritto e interpretato da Marco Baliani in programma venerdì 13 ottobre».
Tornando a un livello più generale, il Festival Verdi aveva anche il ruolo di direttore musicale, ricoperto fino allo scorso autunno da Roberto Abbado. Pensa di confermare questa figura?
«In verità, a livello organizzativo la nostra realtà è differente da strutture come quelle che caratterizzano le fondazioni lirico-sinfoniche e non avendo una compagine orchestrale stabile propria della nostra Fondazione non ritengo oggi necessaria la figura di direttore musicale. Al di là di questo, penso invece che sarà opportuno introdurre un ruolo di carattere artistico ma di profilo diverso e che per ora stiamo ancora individuando».
Dal punto di vista complessivo, in quale stato ha trovato la Fondazione Teatro Regio di Parma? E come intende gestire il rapporto di partnership con l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani?
«Ho travato una fondazione in buona salute, solida per la sua tradizione radicata in un territorio che vanta un sostegno importante da parte sia delle istituzioni pubbliche sia delle realtà private e industriali. Si tratta di un teatro animato da un personale che esprime una grande professionalità in tutti i ruoli, dalle maestranze ai ruoli organizzativi. Un valore aggiunto imprescindibile che abbiamo intenzione di coltivare ulteriormente, investendo sulle risorse umane in un quadro integrato che ritengo debba svilupparsi attraverso la centralità delle persone da un lato e dall’altro di un progetto artistico anche nutrito da un approccio scientifico rappresentato, tra l’altro, dalla conferma della proposta dei titoli verdiani in edizione critica. E proprio a proposito di quest’ultimo aspetto, è fondamentale rinsaldare e sviluppare ulteriormente la collaborazione con l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani, con il quale rinnoveremo nei prossimi mesi la convenzione. Sia con il presidente Luigi Ferrari sia con il direttore scientifico Alessandro Roccatagliati, abbiamo condiviso l’importanza di sviluppare questa collaborazione, ampliando l’impegno rivolto al Festival Verdi e declinandolo in un’attività che copra l’intero anno. Un ulteriore tassello, in sintesi, per lo sviluppo una realtà come il Teatro Regio di Parma, fondamentale patrimonio culturale di un intero territorio».