Scoccano i cinquant’anni della Scuola di Musica di Fiesole: era infatti il 1974 quando Piero Farulli, fondò la Scuola nei locali messi allora a disposizione dal sindaco di Fiesole Adriano Latini (il trasferimento nella prestigiosa sede attuale, Villa La Torraccia, sarebbe avvenuto qualche anno dopo), una scuola in qualche modo “alternativa” al Conservatorio. Quello che voleva Farulli, viola del celebre Quartetto Italiano nonché docente da molto tempo attento alla necessità di riformare e diffondere su più larga scala l’educazione musicale e la formazione dei professionisti, era appunto una scuola dove fare cose che allora nei Conservatori italiani non avevano corso, dal metodo Suzuki per insegnare gli strumenti ad arco ai piccolissimi con metodi innovativi, allo lo spazio offerto agli amatori con attività specifiche, dal coro al quattro mani pianistico, in un progetto ideale di diffusione o, per usare una parola tipicamente farulliana e oggi forse abusata, di “restituzione” di ciò che la musica gli aveva dato ad una platea ben più vasta della borghesia musicofila. Farulli aveva allora con sé una collaboratrice appassionata, Adriana Verchiani, un gruppo di collaboratori della prima ora come il violinista Mauro Ceccanti, che portò il metodo Suzuki a Firenze, o meglio a Fiesole, ed era pienamente sostenuto dall’amministrazione fiesolana, il cui assessore alla cultura era l’affermato pittore Fernando Farulli, fratello di Piero. L’impronta marcatamente alternativa e politica della Scuola e il vigore di Piero Farulli nel sostenere le sue idee e la sua creatura, tutto questo, lo ricordiamo bene, dava un’impronta forte e militante ai primi anni della neonata Scuola, ma nessuna polemica fu in grado di scalfire il prestigio crescente dell’istituzione, e in questi decenni abbiamo visto passare i protagonisti della musica mondiale, avvezzi alle sale più prestigiose, negli spazi, disadorni in e votati alle sole funzionalità didattiche, della scuola; e ciò riguarda anche le grandi bacchette che dalla fondazione dell’Orchestra Giovanile Italiana, che quest’anno compie quarant’anni, hanno contribuito a farla crescere, e parliamo di Riccardo Muti, Claudio Abbado, Giuseppe Sinopoli, Carlo Maria Giulini, Daniele Gatti e Jeffrey Tate, per citarne solo alcuni.
Nel frattempo molte cose sono cambiate anche perché, come è stato detto da qualcuno, la Scuola di Musica non è più una rompighiaccio nel mare gelato dell’accademia. Forse perché molti degli attuali docenti di conservatorio in Italia la loro esperienza fiesolana l’hanno fatta, e forse qui, oltre che dall’osservazione di altri modelli didattici, in Europa e altrove, hanno assimilato l’importanza della musica da camera e del suonare insieme, la concezione laboratoriale. E per moltissimi professionisti italiani di oggi c’è stato quell’avvio alla professione di orchestrale che si fa nell’OGI.
Per fare un po’ di storia istituzionale in questi cinquant’ann, nel 1986 la Scuola diviene una Fondazione, nel 2001 assume la qualifica di ONLUS, nel 2013 gli viene riconosciuto dal ministero competente il rilascio dei diplomi di biennio e triennio (prima i ragazzi dovevano andare a sostenere gli esami da privatisti in altri Conservatori) , nel 2018 ottiene l’accreditamento anche del Triennio jazz. Questi compiti istituzionali non hanno fatto mai mettere da parte certi contenuti originari sulla diffusione della musica come essenziale nell’iter formativo della persona e del cittadino, con progetti come il corso MusicaMi basato sul metodo Gordon, da 0 ai 5 anni, ma anche su su per tutte le tappe per chi si prepara alla professione, dai primi passi fino all’alto perfezionamento delle master-class. E non mancano nuovi spunti per la gestione consapevole della carriera come lavoro su se stessi, nella serie degli incontri Il lavoro del musicista su se stesso curati dall’attore Roberto Salemi nel mese di giugno. In tempi difficili per tutte le realtà culturali, ma grazie al contributo fattivo dei Quartieri, della Fondazione Cassa di Risparmio e di Unicoop Firenze, la Scuola riesce a proporre una bella serie di iniziative per questo importante cinquantenario e per gli anni a venire. Ricordiamo fra gli altri L’opera che non c’è, laboratorio collettivo diretto da Aldo Tarabella, in cui i bambini e ragazzi che frequentano i corsi di base della Scuola stanno preparando i materiali musicali che comporranno una nuova opera in otto quadri: ciascuno di essi rappresenterà in musica uno stato d’animo o una situazione emotivamente rilevante nella quale vengono a trovarsi, nella dimensione del sogno, i giovanissimi musicisti nella notte che precede un concerto importante. Il lavoro andrà in scena nel 2025, come una sorta di conclusione delle celebrazioni del 50° compleanno, coinvolgendo Roberto Salemi nella stesura del libretto, la classe di composizione e la classe di musica applicata nella scrittura, i gruppi cameristici e l’Orchestra dei Ragazzi. Da ricordare anche, per il centenario pucciniano, il Gianni Schicchi che andrà su al Teatro Romano di Fiesole il 21 giugno con la preziosa collaborazione di Alessandro Corbelli che cura la preparazione del cast. Edoardo Rosadini, oramai da tempo una delle colonne della Scuola, dirigerà l’Orchestra Galilei, mentre la regia sarà affidata all’esperienza di Matelda Cappelletti. Allo Schicchi si affiancherà in questa data il Pierrot lunaire nel centenario della celebre esecuzione agli Amici della Musica di Firenze nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, con Giacomo Puccini presente, pochi mesi prima della morte: con Alexander Lonquich al pianoforte e l’ensemble formato da allievi dei Corsi di perfezionamento e dell’OGI, e la voce di Sonia Bergamasco. La Scuola promette anche un’edizione particolarmente ricca della tradizionale Festa della Musica del 24 giugno, in cui saranno coinvolti tutti gli allievi della Scuola, compresi i partecipanti alle attività dei nuclei decentrati nei quartieri e sul territorio, che oramai sono una realtà radicata e che hanno dato vita ad esperienze interessantissime sui bambini e ragazzi di quartieri anche periferici, come le Piagge. Ma è anche importante, rispetto alla visione dei primi anni, che le principali ramificazioni e realtà della Scuola vadano avanti con le loro gambe e realizzino propri programmi. E’ il caso dell’OGI, protagonista il 9 maggio scorso del concerto per il 50° anniversario della strage di Piazza della Loggia di Brescia sotto la guida di Tito Ceccherini, e che a giugno sarà nel cartellone del Maggio Musicale Fiorentino e sarà poi ospite del Cantiere di Montepulciano con un ciclo dedicato ai concerti mozartiani interpretati da soliste fra cui la neodirettrice artistica del Cantiere Mariangela Vacatello, e quindi al Festival Verdi di Parma e Busseto 2024 per un allestimento del Ballo in maschera diretto da Fabio Biondi. Quanto ai gruppi cameristici che nascono fra i giovani dell’OGI, con il patrocinio della Regione Toscana saranno protagonisti di un ciclo di musica da camera nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi-Salviati il 12,13 e 14 luglio.
Delle celebrazioni fanno parte anche iniziative complementari, come la borsa di studio di 15.000 euro per un/una giovane violista dell’Associazione “Piero Farulli – la musica un bene da restituire” fondata da Adriana Verchiani, e il 19 ottobre, sempre a cura della suddetta associazione, una giornata fiesolana di studi che prende lo spunto dal centenario della nascita di Adriano Latini, il sindaco che aiutò la scuola a nascere. Sarà l’occasione per parlare non solo di quante cose belle si sono fatte, ma di quello che è cambiato, nel bene e nel male. Il bene è qui rappresentato dalle due formazioni che assicureranno gli interventi musicali, due orchestre più che giovanili ed in ogni senso inclusive: l’orchestra Crescendo Molto diretta da Martina Chiarugi e l’Orchestra Astrolabio diretta da Samuele Zagara.