Godspeed You! Black Emperor
Asunder, Sweet and Other Distress
Constellation
Al secondo album dopo la ricostituzione, avvenuta nel 2010, l'enigmatico collettivo di Montréal sfida una volta ancora se stesso e il suo pubblico arricchendo di nuove sfumature la propria idea di musica, associata per convenzione all'eterogeneo ambito del "post rock". Già rodato in concerto dal 2012 in avanti, dove veniva esposto in forma di suite come "Behemoth" (nome di una mitica creatura biblica di ascendenza diabolica), il materiale è diviso qui in quattro episodi, per quanto all'ascolto scorra in modo unitario (quaranta minuti in totale, quasi un minimo storico nella discografia del gruppo). L'iniziale "Peasantry or 'Light! Inside of Light!'" è imponente e solenne, evocando - nella tipica combinazione di chitarre elettriche e archi - una sorta di trasfigurazione sinfonica del metal. L'impeto si placa nei successivi "Lambs' Breath" e "Asunder, Sweet", che ondeggiano fra avant-garde rumorista e ambient dai tratti gotici: un magma sonoro da cui affiorano a fatica brandelli di melodie. Chiude la sequenza "Piss Crowns Are Trebled", in un crescendo epico dal pathos quasi melodrammatico.
Al solito, non viene pronunciata o cantata parola alcuna, ma la narrazione non è per questo meno coinvolgente e si prova la sensazione di avere dinanzi una colonna sonora per la fine dei tempi (epoca di disgregazione, dolcezza e altre afflizioni, se diamo retta al titolo). Pur non uguagliando l'effetto che la band canadese suscita dal vivo (in quel senso valgono le imminenti esibizioni a Trezzo sull'Adda e Bologna, venerdì 10 e sabato 11, rispettivamente, oppure quella estiva a Catania, il 19 luglio), Asunder, Sweet and Other Distress riesce a immortalarne in misura soddisfacente la straordinaria potenza espressiva.