Savages
Adore Life
Matador
All'esordio, tre anni fa, con l'imperativo Silence Yourself, non erano passate inosservate. Difficile potesse accadere, del resto: quattro giovani donne arrabbiate, minacciose e di nero vestite, ammantate in sonorità cupe e aggressive, sulla falsariga di certo post punk britannico d'altri tempi. Eredi in questo di Siouxsie And The Banshees, volendo citare un modello femminile, per quanto la sensazione fosse di avere di fronte dei Joy Division coi tacchi a spillo. Intorno a loro è cresciuto così un culto consistente, in patria e altrove in Europa, ma anche oltreoceano. C'era dunque attesa per l'album nuovo, preannunciato nei mesi scorsi da un paio di video su YouTube. Già il titolo ("Adora la vita") suggeriva orizzonti meno cupi, mentre all'ascolto si evidenzia un tema conduttore che potrebbe sconcertare i fan: al centro dell'attenzione narrativa sta infatti l'amore, benché inteso in modo poco idilliaco. Tipo: "L'amore è una malattia/la dipendenza più tenace che conosco", nell'incalzante "Sad Person". Oppure: "Ecco cosa ottieni quando fai casino con l'amore" ("T.I.W.Y.G.", che ha tiro mozzafiato, a un passo dal punk hardcore). Fino alla conturbante ambientazione sadomaso della conclusiva "Mechanics", che sembra rievocare quasi i Velvet Underground di "Venus in Furs". La musica rimane sempre intensa e tesa, dall'impetuosa apertura con "The Answer" al catacombale blues di "Slowing Down the World", dove trapela in controluce la fisionomia di PJ Harvey, eppure l'effetto d'insieme è meno claustrofobico che nel disco precedente. Non esattamente un inno alla vita, ma l'oscurità viene rischiarata da qualche bagliore.