Abbiamo tutti un blues da piangere intitolavano i Perigeo un loro classico disco del 1973. Di certo abbiamo tutti qualche blues da ritrovare, di tanto in tanto.
Un po’ come le vecchie fotografie, con il loro fascino un po’ malinconico e rassicurante, che si tirano fuori in momenti speciali e un po’ intimi, una sera che piove. Così è il blues, con i suoi grandi maestri, di cui è stato ormai ristampato di tutto e di più, che magari non lo si ascolta tutti i giorni, ma che quando è il momento giusto è una piccola fragrante gioia poter sapere di mettere su un disco di Robert Johnson o Charley Patton, di Blind Willie Johnson o di Muddy Waters…
E tutto sommato la apparente casualità temporale con cui le ristampe si succedono offre anche lo spunto per riscoprire questo o quel musicista, come accade con due recenti cd pubblicati dall’etichetta Soul Jam (sono distribuiti da Egea).
Il primo, Special Rider Blues – Early Recordings 1931, è di Skip James, artista di grande popolarità e citato come influente da molti musicisti rock dopo la sua “riscoperta” avvenuta con il Festival di Newport del 1964. Raduna le 18 tracce registrate nel febbraio del 1931 a Grafton, Wisonsin, tracce che non si esita a definire fondamentali, non solo perché rappresentano l’unica documentazione del James di allora, ma perché la qualità della musica, la sua intensità è pazzesca.
L’originale accordatura della chitarra in re minore, il falsetto, i temi, tutto rende unici blues come “22-20 Blues” (qui Skip James è al pianoforte), “Devil Got My Woman” o “Hard Time Killing Floor Blues”, ma è tutto il mondo del musicista del Mississippi a risultare ancora oggi potente e profondo come forse era allora (anche se le vendite all’epoca non furono soddisfacenti e il musicista rimase lontano dalla ribalta per oltre trent’anni). Imprescindibile!
Il secondo, The Great Blues Vocals And Guitar, è di T-Bone Walker, altro nome particolarmente influente. Il cd raccoglie l’omonimo disco uscito nel 1962, ma contenente materiale registrato tra il 1946 e il 1947, oltre a un bel po’ di bonus track che testimoniano l’attività dei primi anni Cinquanta.
Si tratta di una musica già proiettata verso la piena modernità del suono elettrico, verso una spettacolarizzazione del gesto sonoro (il suonare la chitarra dietro la testa), un suono urbano che riflette le tensioni di una società in veloce cambiamento, in cui le peculiarità del blues delle origini si aprono verso l’R&B e il primo rock’n’roll. Ritorno al futuro!