Compie 80 anni uno dei jazzisti italiani più rappresentativi e originali, il pianista Franco D'Andrea.
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Protagonista sin dagli anni Sessanta di un percorso unico attraverso le possibilità formali e espressive del linguaggio afroamericano, il musicista meranese – antidivo per eccellenza, senza mai perdere in comunicatività e garbo – non ha mai smesso di sperimentare, di coinvolgere artisti di generazioni successive, di cercare nuove strade per il jazz.
La biografia di Franco D'Andrea è ora anche un libro, del critico Flavio Caprera, appena pubblicato da EDT. Noi facciamo gli auguri al pianista selezionando, dalla sua vastissima discografia, dieci dischi (+ una bonus track) da (ri)scoprire.
Buon compleanno, Maestro!
1. Franco Tonani - “Vamos”, da Night In Fonorama (Juke Box, 1964)
Negli anni formativi, tra Bologna e Roma (con Nunzio Rotondo), D’Andrea incide con alcuni maestri come Gato Barbieri e Lee Konitz. Night In Fonorama, a nome del batterista Franco Tonani, con Barbieri, Franco Ambrosetti e Giovanni Tommaso, è un esordio da urlo!
2. Modern Art Trio - “Echi”, da Modern Art Trio (Vedette, 1970)
Il fascino per la sperimentazione, per il lavoro sui parametri e sull’improvvisazione, trova nel Modern Art Trio, con Tonani e Bruno Tommaso, uno degli esiti europei più sorprendenti della sua epoca.
3. Perigeo - “Monti Pallidi”, da Genealogia (RCA, 1974)
La grande avventura fusion dei Perigeo, vero e proprio monumento del jazz elettrico italiano, trova D’Andrea, al piano elettrico e tastiere, come insostituibile perno armonico e timbrico. Con Fasoli, Tommaso, Biriaco e Tony Sidney alla chitarra, siamo già nel mito.
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4. Franco D’Andrea - “Sorapis”, da Dialogues with super-ego/Es (Red Records, 1980)
Il piano solo, con la sua componente introspettiva e rivelatrice, è nella carriera di D’Andrea, un momento fondamentale, che trova – al termine dell’avventura elettrica dei Perigeo – un momento di visionaria ricomposizione in questo disco (molti altri ne seguiranno, specie nel periodo Philology degli anni Novanta), da cui selezioniamo una delle tante belle composizioni che D’Andrea ha dedicato alle sue montagne.
5. Franco D’Andrea 4et - “No Idea Of Time”, da No Idea Of Time (Red Records, 1983)
In pieni anni Ottanta, l'elaborazione di una nuova personalità acustica passa anche attraverso l’esperienza del quartetto, qui con Tino Tracanna al sax e la ritmica americana composta da Mark Helias e Barry Altschul. Livelli altissimi.
6. Franco D’Andrea - “Rhythm a Ning”, da Plays Monk (Live at Metastasio Jazz), (Philology/Backbeat, 2003)
Tra i tanti maestri con cui si confronta il pianismo di D’Andrea, Thelonious Monk è un riferimento costante e stimolante, che non cessa di rispondere al dialogo in modo vivido e mai scontato, come conferma questo splendido disco dal vivo.
7. Franco D’Andrea - “Turkish Mambo”, da Tradition And Clusters (El Gallo Rojo, 2012)
Ma è un po’ tutta la tradizione a “parlare” a D’Andrea, a spingerlo a rielaborare se stesso prima ancora che i temi: In questo eccellente lavoro inciso per El Gallo Rojo, l’attenzione in sestetto è per il Lennie Tristano di Turkish Mambo”.
8. Franco D’Andrea Electric Tree - “E.M. 1”, da Trio Music Vol. 1 (Parco Della Musica, 2016)
Lontano dall’intendere l’interazione con l’elettronica come un semplice espediente per modernizzare il proprio sound, D’Andrea trova in Dj Rocca - e nel sassofono originalissimo di Andrea Ayassot - un partner ideale per esplorazioni futuribili e spiazzanti.
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9. Franco D’Andrea Octet - “Slow Five” da Intervals II (Parco Della Musica, 2018)
Nell’intensa attività degli ultimi anni, l’ottetto, con la sua ricchezza di possibilità timbriche, ha prodotto momenti di grande intensità espressiva: organico sempre mutevole, giano bifronte tra passato e futuro, trova in D’Andrea un magistrale maestro di cerimonie.
10. Franco D’Andrea - “Douala”, da New Things (Parco della Musica, 2020)
Il lavoro sugli intervalli, l’idea di un camerismo vagamente allucinatorio cui collaborano la chitarra di Enrico Terragnoli e la tromba di Mirko Cisilino: ecco l’ultima - in ordine di tempo - evoluzione del percorso di D’Andrea, from ancient to the future, nemmeno fossimo nella Chicago avant degli anni Settanta.
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Bonus Track: Quatre - “Autoscontri”, da Quatre (Gala, 1989)
Nei decenni tante le prestigiose collaborazioni di D’Andrea, anche se alla festosa promiscuità dei grandi nomi, ha sempre preferito lavorare sulle proprie concezioni sonore. Una delle più celebrate, giustamente, quella con Enrico Rava, Miroslav Vitous e Daniel Humair, che vi offriamo come bonus!