10 canzoni per ricordare Aretha Franklin

La morte della regina del soul a 76 anni, dopo una lunga malattia: la sua storia in 10 brani

Aretha Franklin
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Con qualche giorno di dovuta riflessione dopo la corsa al tributo sui social, ripercorriamo la carriera della Queen of Soul Aretha Franklin, scomparsa lo scorso 16 agosto dopo una lunga lotta contro la malattia: dieci canzoni e un articolo che non avremmo mai voluto scrivere.

La voce più bella della storia del gospel, del R’n’b, del soul, di quello che volete voi; una voce che esprimeva la gioia di vivere, senza dimenticare la sofferenza di molti, la stessa sofferenza che anche lei aveva provato; una voce che a sua volta ha dato voce a un popolo senza voce. Condensare la carriera di Aretha Franklin in dieci canzoni è un’impresa improponibile, si rischia di essere banali e incompleti, in fin dei conti ognuno ha la sua Aretha. Questa è una scelta personale, opinabile quanto si vuole, ma schietta.

1. Respect (1967)

Brano celeberrimo, inciso nel 1965 da Otis Redding e incluso nell’album Otis Blue: Otis Redding Sings Soul, fu riproposto da Aretha in I Never Loved a Man the Way I Love You, con le sorelle Carolyn ed Erma ai cori e King Curtis al sax. “All I’m askin’ is for a little of respect when you get home (just a litte bit)”. 

2. Chain of Fools (1968)

 L’album è “Lady Soul”, il brano è scritto da Don Covay, un grande del R’n’B. “For five long years I thought you were my man but I found out, I’m just a link in your chain”: Aretha non le manda a dire e diventa un’icona per le donne afro-americane.

3. (You Make Me Feel Like) A Natural Woman (1968)

Ancora da Lady Soul, questa canzone è stata scritta da Gerry Goffin, Jerry Wexler e Carole King, che la ripropose nel suo album del 1971, Tapestry. Se non la conoscete, dove siete stati negli ultimi cinquant’anni?

4. Think (1968)

Tratta dall’album Aretha Now, il brano è stato scritto da Aretha e da suo marito Ted White ed è un inno alla libertà femminile. La riproponiamo nella versione presente nella colonna sonora del film Blues Brothers di John Landis del 1980, dove Aretha, in ciabatte e grembiule coperto di macchie, costringe con la sua interpretazione John Belushi e Dan Aykroyd a ballare come indemoniati. Possiamo dargli torto? Ad ogni modo,per non sbagliare, “quattro polli fritti e una Coca” (Jake Blues).

5. I Say a Little Prayer (1968)

Tratta ancora da Aretha Now, questa canzone fu originariamente incisa da Dionne Warwick e scritta da Burt Bacharach e Hal David. Un classico.

6. Spirit in the Dark (1970)

Dall’album omonimo, Aretha fa andare la voce con sfrontatezza, il ritmo è incalzante e, oltre a battere le dita sulla tastiera, batto anche i piedi sul pavimento.

7. Don’t Play That Song for Me (1970)

Ancora da Spirit in the Dark: “Don’t play that song for me, ‘cause it bringsback memories”. La voce di Aretha è come Olive Hoover, la bambina protagonista di Little Miss Sunshine: “fa un po’ il cazzo le pare”.

8. ’Rocksteady (1971)

Stai mettendo i dischi, è quasi l’una, fai partire questo pezzo e senti il ruggito dei presenti in sala. Canzone da rendere obbligatoria per legge nei centri per il recupero motorio.

9. Another Night (1985)

Dopo anni di declino commerciale, Who’s Zoomin’ Who? rappresenta il ritorno di Aretha al successo: “Freeway of Love” e “Sisters Are Doin’ It for Themselves”, quest’ultima con gli Eurythmics, sono singoli che entrano nelle classifiche di tutto il mondo ma io ho un debole per questo brano, un po’ alla Tina Turner, lo ammetto, ma quando la voce di Aretha arriva alle note alte, la magia, signori, è ancora lì.

10. My Country, ‘tis of Thee. 

20 Gennaio 2009: per la prima volta gli Stati Uniti eleggono un presidente afro-americano. Alla cerimonia del giuramento a Washington Aretha si presenta emozionata e con un cappello improponibile, ma quando inizia a cantare un’intera nazione non riesce a trattenere le lacrime. Boom, Aretha, boom!

11. Bonus track -  How I Got Over (1972). 

Potevo tralasciare Amazing Grace? Nata col gospel, con questo album Aretha ritorna alle origini e ci consegna forse la sua miglior performance vocale di sempre. Uno dei miei dischi preferiti di sempre, per quel che può valere.

“E non siate sorpresi se Ali è alla Casa Bianca, il Reverendo Ike Ministro del Tesoro, Richard Pryor Ministro dell’Educazione, Stevie Wonder Ministro delle Belle Arti e Miss Aretha Franklin la First Lady” (“Chocolate City”, Parliament 1975).

                                   

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